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Dal silenzio del lutto all’impegno condiviso

Ogni anno, la Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada ci invita a fermarci, ricordare e riflettere su un fenomeno che tocca migliaia di famiglie: le vite spezzate o segnate per sempre da incidenti stradali. Non sono soltanto “numeri”, ma storie di figli, madri, padri, amici. È proprio con questo spirito che il libro Il dono rubato si inserisce in un discorso di sensibilizzazione e speranza. 

Paola Conte - mamma, cittadina, portavoce - racconta della perdita del figlio Andrea, “il dono più grande” che le è stato portato via da un evento drammatico. Utilizza il tempo doloroso del lutto come leva per dare voce non solo al proprio dolore, ma anche a un impegno concreto per evitare che altre famiglie attraversino un destino simile. Nel suo diario pubblico - perché Il dono rubato è anche un diario - si legge la volontà ferma di “non restare in fondo” ma di risalire, trasformare, dare senso. 

Il racconto di Paola non è un reportage di una tragedia. È la testimonianza sincera di un percorso umano che attraversa lo smarrimento, il silenzio, la rabbia, il vuoto e che reagisce, rinasce, si mette in cammino. Le pagine del libro seguono la “giornata di settembre” (così l'autrice introduce il momento fatale) e tutto ciò che ne consegue: il tempo che sembra fermarsi, la riorganizzazione della vita, l'emergere della domanda «Perché a noi?», insieme al bisogno sempre più forte di «fare qualcosa».

In questa dimensione si evidenzia un passaggio fondamentale: il dolore non rimane sterile. Paola non si accontenta di sopravvivere, ma vuole vivere e contribuire affinché il ricordo di Andrea non sia solo memoria ma motore di prevenzione. “L'eredità morale di Andrea diventa così la sua forza”, così scrive chi ha letto il libro.

Ma non solo parole. L'autrice ha trasformato il suo dolore in azione: incontri nelle scuole, nelle comunità locali, con le istituzioni. Ad esempio, in occasione della presentazione del libro a Resana (TV) venivano coinvolte le forze della polizia stradale e la cittadinanza, proprio per “educare a una guida più responsabile”. Inoltre, in alcuni interventi, Paola Conte lancia l'allarme sul forte coinvolgimento di giovani in incidenti stradali: «Servono vere politiche di educazione stradale nelle scuole», afferma. 

Gli incidenti non sono semplici “fatalità”. Molto spesso sono la conseguenza di comportamenti errati, infrastrutture inadeguate o controlli carenti. E questa consapevolezza rende ancora più preziosa la testimonianza: non ci si rivolge solo a chi ha vissuto il lutto, ma anche a chi guida, chi gestisce le strade, chi decide le politiche, chi è passeggero.

Il percorso di Paola Conte e il libro  Il dono rubato raccontano la storia di una madre che ha perso un figlio e rendono concreto ciò che spesso rimane astratto: il prezzo del rischio sulla strada. Questo tipo di racconto scuote la coscienza, smuove lo sguardo da “accidenti” a “persona”.
 Il libro e le attività dell'autrice richiamano l'urgenza di una cultura della sicurezza stradale che coinvolga tutti: guidatori, adolescenti, istituzioni, comunità locali. Come ricorda spesso Paola, «La sicurezza stradale non è un'opzione: è un diritto fondamentale».

In questo giorno, in cui il ricordo delle vittime della strada si fa più forte, è essenziale non lasciarsi travolgere soltanto dall'emozione, ma farla diventare progetto. Dietro ogni “incidente” c'è un volto, un nome, un mondo che cambia. 

Invitiamo i lettori: aprite il libro, ascoltate questa voce che nasce dal dolore e si fa speranza, condividite la storia di Andrea e di Paola, fate parte del cambiamento. Perché ogni vita conta. 

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