Ogni anno, il 21 settembre , si celebra la Giornata Mondiale dell'Alzheimer , istituita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Alzheimer's Disease International (ADI) per sensibilizzare l'opinione pubblica su una malattia che, a livello globale, coinvolge milioni di persone e intere famiglie. Non si tratta soltanto di una sfida medica ma anche sociale, culturale e affettiva: l'Alzheimer tocca il cuore stesso dell'identità umana, mettendo in discussione la memoria, i legami e il senso del vivere insieme.
Secondo le ultime stime, nel mondo ci sono oltre 55 milioni di persone affette da demenza , e ogni anno si registrano quasi 10 milioni di nuovi casi. L'Alzheimer rappresenta circa il 60-70% di tutte le forme di demenza, con una crescita esponenziale dovuta all'aumento dell'aspettativa di vita. In Italia si calcola che siano circa 1,2 milioni le persone colpite e il numero è destinato a salire nei prossimi decenni. Ma accanto a questi numeri, già drammatici, c'è un altro dato spesso invisibile: le famiglie, i caregiver , gli operatori sanitari, che ogni giorno si prendono cura delle persone malate.
L'Alzheimer non è mai una malattia che colpisce solo chi ne porta i sintomi: è un evento che trasforma interi contesti familiari, relazioni, comunità.
La perdita di memoria è il sintomo più noto, ma l'Alzheimer non è solo smarrimento di ricordi. Colpisce il linguaggio, l'orientamento, la capacità di riconoscere volti familiari, fino ad arrivare a modificare il comportamento e la personalità. Tuttavia, ridurre la malattia a una serie di deficit rischiando di farci perdere di vista la realtà più importante: la persona resta sempre persona , con bisogni, emozioni, dignità.
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha compiuto progressi importanti, ma parallelamente si è rafforzata anche la riflessione sul valore di un approccio umanistico e relazionale . Cura non significa soltanto somministrare farmaci o terapie cognitive ma anche garantire ascolto, vicinanza, qualità di vita.
La letteratura ha spesso saputo affrontare il tema dell'Alzheimer con una delicatezza capace di illuminare le zone d'ombra della malattia. Un esempio è il libro Ribes Nero scritto da Roberta Giaretta. L'autrice racconta la fragilità della memoria, la trasformazione degli affetti, il lento scivolare in una dimensione dove il tempo perde i suoi contorni. Non si tratta di un saggio medico ma di un'opera narrativa che restituisce la complessità dell'esperienza umana di fronte all'Alzheimer: i silenzi, le ripetizioni, gli smarrimenti quotidiani, ma anche i lampi di tenerezza e di bellezza che resistono nonostante tutto. Ribes Nero diventa così una testimonianza preziosa perché mostra come la malattia, pur dolorosa, può essere raccontata senza perdere di vista la poesia della vita. In questo senso, la letteratura offre un contributo fondamentale: ci permette di empatizzare , di entrare nei panni di chi vive la malattia o la assiste, di riconoscere emozioni e fragilità che spesso la società tende a nascondere.

Chi assiste una persona con Alzheimer conosce bene la fatica quotidiana: non solo la gestione pratica ma anche il dolore emotivo di vedere il volto amato allontanarsi lentamente. La giornata mondiale è anche un'occasione per dare voce ai caregiver , per riconoscere il loro lavoro invisibile, per offrire strumenti di sostegno psicologico ed economico. Raccontare queste esperienze – come fa la narrativa di Ribes Nero – significa restituire dignità a chi vive nell'ombra, ricordando che l'Alzheimer è una sfida che non si affronta da soli.
La Giornata Mondiale dell'Alzheimer non è solo un momento di ricordo, ma un invito all'azione. Ognuno di noi può fare la propria parte
- parlando della malattia e rompendo il silenzio che spesso la circonda;
- sostenendo le associazioni che si occupano di ricerca e assistenza;
- rimanendo accanto alle famiglie che vivono questa esperienza, offrendo ascolto e solidarietà;
- leggendo e diffondendo storie , che ci aiutano a comprendere meglio la dimensione umana dell'Alzheimer.
Celebrare la Giornata Mondiale dell'Alzheimer significa riaffermare un messaggio semplice ma rivoluzionario: anche quando la memoria svanisce, la dignità e l'amore restano . E se è vero che la malattia ci insegna a guardare la fragilità con occhi diversi, libri come Ribes Nero ci offrono le parole giuste per non smettere mai di raccontare e ricordare.